Operatori sanitari in fuga dai pronto soccorsi: i dati di una vera e propria emergenza

Operatori sanitari in fuga dai pronto soccorsi: i dati di una vera e propria emergenza
Roma, 20/11/2022

I pronto soccorso sono la prima trincea degli ospedali: quella da cui fuggono i sanitari per non finire torchiati da un lavoro usurante e non pagato quanto dovrebbe. E così nei pronto soccorso che devono reggere l’urto di circa 20 milioni di accessi all’anno mancano oltre 5.000 medici e 12.000 infermieri. Mentre, a causa dei tagli ai posti letto, le attese per un ricovero sono sempre più lunghe. Problemi organizzativi frutto di tagli e di decenni di programmazione che hanno portato in 10 anni a un raddoppio della mortalità dei pazienti in attesa di essere trasferiti in reparto. E la situazione rischia di andare in tilt con l'arrivo dell’epidemia influenzale e nuove ondate di casi Covid.

I pronto soccorso sono la prima trincea degli ospedali: quella da cui fuggono i sanitari per non finire torchiati da un lavoro usurante e non pagato quanto dovrebbe. E così nei pronto soccorso che devono reggere l’urto di circa 20 milioni di accessi all’anno mancano oltre 5.000 medici e 12.000 infermieri. Mentre, a causa dei tagli ai posti letto, le attese per un ricovero sono sempre più lunghe. Problemi organizzativi frutto di tagli e di decenni di programmazione che hanno portato in 10 anni a un raddoppio della mortalità dei pazienti in attesa di essere trasferiti in reparto. E la situazione rischia di andare in tilt con l'arrivo dell’epidemia influenzale e nuove ondate di casi Covid.

Secondo la Società italiana medicina di emergenza urgenza l’aumento della mortalità nell’ultimo decennio in Pronto soccorso a causa del mancato ricovero è stata di oltre 100 per cento. «La difficoltà al ricovero per mancanza di posti letto», spiega Beniamino Susi, vicepresidente Simeu, non significa solo il disagio di tanti pazienti che attendono per giorni in barella: «Nel giro di 10 anni l’indice di mortalità in Pronto soccorso si è moltiplicata in quanto sono aumentati i pazienti critici che un tempo avrebbero trovato posto nei reparti di degenza e che oggi invece attendono troppo a lungo un posto letto». «La medicina di emergenza urgenza - spiega Antonio Voza, segretario nazionale Simeu - opera in quel preziosissimo tempo che può fare la differenza tra la vita e la morte di una persona. Un compito cruciale che richiede specialisti preparati e non lascia spazio all'improvvisazione».